Marcello Rizzello esprime dubbi sulla identificazione topografica del tempio. L'archeologo esige tracce inequivocabili e testimonianze letterarie inconfutabili. La tradizione orale, frammista di leggenda a causa del lungo procedere attraverso i secoli, indica solo alcune piste di ricerca.
E non è poco.
La ricognizione documentaria riguarda la diffusione di culti provenienti dall'Oriente fin dal II secolo a.C. ad opera dei negotiatores, i quali ai traffici mercantili univano la funzione di mediatori di civiltà. La loro attività, avverte l'Autore, precedette quella delle conquiste militari e spiega, secondo il genere dei traffici, anche la peculiarità cultuale. Di particolare interesse storico sono per la regione medio-lirina i culti della Gran Madre di Attis propri dei dendro-fori, i quali operavano nel taglio dei boschi e come commercianti di legname. L'importazione di culti orientali provocò una fioritura di centri religiosi dei quali la Media Valle del Liri fu certamente ricca. D'altro canto i culti misterici continuarono quelli di divinità di analoga funzione, spesso con la stessa localizzazione topografica.
Si capiscono meglio dopo la lettura di queste pagine, anche le ragioni della continuità cultuale in epoca cristiana, con frequente sopravvivenza di forme rituali non sempre soppiantate dalle nuove concezioni teologiche. A taluno di questi aspetti si ricollega il capitolo conclusivo del saggio, nel quale sono enumerati i reperti che testimoniano la persistenza di forme figurative proprie dei culti orientali in epoca medioevale
Centro di Studi Sorani "Vincenzo Patriarca", Sora (Fr), 1984
Pagine76
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